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Una proposta internazionalista
Per la costruzione dei comitati di solidarietà con il Paese Basco (www.senzacensura.org)
“In democrazia si  gode di libertà in cambio di non utilizzarla”. 
 (Amadeu Casellas, prigioniero anarchico catalano)
 
 Vari eventi ci portano a parlare nuovamente di Euskal Herria, dato che negli  ultimi mesi la repressione ha continuato a colpire pesantemente e in maniera  sempre più vasta la sinistra indipendentista abertzale, nello Stato Spagnolo e  in quello Francese.
 Nel giro di poche settimane anzitutto sono stati messi fuori dalla legge  spagnola due partiti della sinistra abertzale e le associazioni di solidarietà  coi prigionieri politici baschi.
 
EAE-ANV - Azione Nazionale Basca - e EHAK - Partito Comunista delle Terre Basche  - sono stati dichiarati illegali dalla magistratura spagnola, a causa del loro  “nesso ideologico con Batasuna” che li porterebbe a essere “strumenti di ETA”;  come già preannunciato dal tribunale speciale “antiterrorismo” spagnolo - l’Audiencia  Nacional - con la sospensione degli stessi appena prima delle ultime elezioni  politiche nello Stato Spagnolo.
 Con la conclusione del processo 33/01 contro Gestoras pro Amnistia e Askatasuna  -e la condanna di 21 dei 27 imputati a pene fra 8 e 10 anni-, le due  organizzazioni che si occupavano concretamente della solidarietà ai prigionieri  politici e alle vittime della repressione, e del sostegno ai familiari degli  stessi, sono anch’esse state dichiarate fuorilegge, in un processo che ha visto  portare all’esasperazione la mancanza di qualsiasi accusa concreta e la natura  prettamente politica del tribunale “antiterrorismo”. Secondo questo tribunale,  il lavoro di denuncia della violazione dei diritti e la solidarietà con le  vittime della repressione sono parte di un “disegno politico” che unisce le due  organizzazioni a ETA per “delegittimare” lo stato spagnolo e ottenere “il  rovesciamento della Spagna nel Paese Basco”.
 A questo quadro dobbiamo aggiungere i numerosi e ripetuti arresti di giovani  accusati di far parte della già illegalizzata organizzazione giovanile Segi, o  comunque accusati per azioni di lotta di strada, sempre senza specificare quali  siano le accuse concrete. E’ da segnalare che tutti i giovani arrestati vengono  sistematicamente torturati nei giorni che passano in isolamento nelle mani della  polizia, in queste settimane con lo scopo preciso di fargli firmare una  dichiarazione di colpevolezza.
 Troviamo rilevante anche il prosieguo della vicenda del prigioniero donostiarra  Iñaki de Juana Chaos che, dopo 21 anni di galera e numerosi tentativi di  prolungare la pena oltre il suo esaurimento, è stato alla fine liberato  -sospendendo così lo sciopero della fame che portava avanti dal 16 luglio in  denuncia dell’aggressione giuridico-politico-mediatica contro di lui-, e subito  riaccusato farsescamente di “esaltazione del terrorismo”, prendendo a pretesto  il discorso che è stato letto a suo nome davanti a centinaia di persone  nell’iniziativa per festeggiare la sua liberazione. Attualmente quindi pesa su  Iñaki un nuovo mandato di arresto, che lo costringe alla latitanza, con  un’inchiesta che conta anche un secondo imputato.
 Su questo compagno si sta giocando una partita simbolica all’interno della  tendenza ormai assodata sia nello Stato Spagnolo che a livello europeo di  condannare i prigionieri politici a un ergastolo di fatto.
 Al riguardo inoltre, l’esecutivo del PSOE di Zapatero, partito di governo, ha  proposto di applicare ai prigionieri politici che abbiano terminato di scontare  la condanna una serie di misure fra cui la più grave pare essere la libertà  vigilata, per altri 20 anni dopo il fine pena; vantandosi anche di aver  individuato provvedimenti più duri e restrittivi di quelli richiesti dalla  stessa ultradestra del Partido Popular, che aveva parlato di 10 anni di libertà  vigilata.
 E’ poi da segnalare l’attività della magistratura francese, nei panni della  ormai tristemente nota 14ª sezione “antiterrorismo”; due operazioni nell’ultimo  periodo, una che ha portato il 22 settembre all’arresto di 6 persone -poi  liberate- con l’accusa di associazione a delinquere per aver “finanziato il  movimento indipendentista basco”; e una seconda due giorni dopo, contro 5  appartenenti a EHAK, per un’inchiesta su questo partito, e 7 appartenenti a  Batasuna -con la perquisizione anche della sua sede di Baiona- in relazione  all’inchiesta per l’attacco al complesso alberghiero di Alain Ducasse, a  Bidarrai nel giugno ’06. Tutte e tre le inchieste vengono poi relazionate con  l’operativo del settembre ’07 contro il bar Kalaka sempre per la questione dei  “finanziamenti”, che vede ancora detenute 4 persone.
 Su questa successione di eventi possiamo fare alcune considerazioni: le condanne  contro Gestoras pro Amnistia e Askatasuna rappresentano un nuovo salto  qualitativo della repressione in Euskal Herria, con la criminalizzazione anche  della mera denuncia sulla violazione dei diritti. Il tutto con una forzatura dei  meccanismi giuridici che non ha costituito il minimo problema per i giudici  dell’Audiencia Nacional che sono stati incaricati dell’operazione da parte del  potere politico.
 E anche nel giudizio contro EAE-ANV ed EHAK il tribunale supremo reinterpreta la  Legge sui Partiti per forzare l’illegalizzazione delle due formazioni basche,  togliendo rilevanza all’esigenza che le condotte sanzionabili siano “gravi e  reiterate”, e inoltre sanzionando la relazione con Batasuna anziché, come fino  ad ora, quella con ETA.
 Ma l’operazione/marmellata realizzata dallo Stato Francese contro Batasuna  costituisce forse la novità più rilevante dell’ondata repressiva che abbiamo  appena sintetizzato. Infatti fino a questo momento lo Stato Francese aveva  sempre collaborato con quello Spagnolo nella repressione del movimento abertzale,  ma tenendo perlopiù un profilo più basso. Questo aveva portato all’evidente  contraddizione che lo stesso partito -Batasuna- che la spagnola Audiencia  Nacional aveva messo fuorilegge considerandolo parte integrante di ETA con un  pretestuoso teorema di cui abbiamo avuto occasione di parlare nei numeri scorsi  della rivista, lo stesso partito dicevamo, nello Stato Francese fosse invece  perfettamente legale.
 Con l’ultima operazione contro gli esponenti di Batasuna di Ipar Euskal Herria,  e contro le stesse sedi di Batasuna in territorio “francese”, sembra invece  avviarsi un processo che facilmente potrà concludersi con l’illegalizzazione del  partito abertzale anche nel nord del Paese Basco.
 Questa evoluzione -così come la tendenza sul trattamento degli “ex” prigionieri  politici, di cui dicevamo prima- segnala in modo eloquente quale sia il piano su  cui si gioca la repressione della sinistra abertzale e la negazione della  possibilità di decisione per il popolo basco. Il problema basco assurge  inequivocabilmente a questione di portata europea, e gli strumenti repressivi  forgiati nell’ambito della costruzione dell’UE trovano un loro naturale terreno  di utilizzo.
 Ma d’altra parte anche la sinistra abertzale sta ragionando su quanto sia  importante lo sviluppo di un lavoro sul piano internazionale, per dare  prospettiva alla lotta contro un livello repressivo che discende evidentemente  dagli assetti decisi di comune accordo dai paesi che dirigono il dominio.
 In questo senso crediamo che meriti segnalare una proposta di lavoro che da un  paio d’anni alcune realtà basche, e in particolare l’organizzazione  internazionalista Askapena, stanno lanciando a livello internazionale. Si tratta  di un’idea semplice, in linea di principio, cioè di aprire in ogni nazione  numerosi comitati di solidarietà con Euskal Herria. Comitati che si propone di  chiamare “Euskal Herriaren Lagunak” - “Amici del Paese Basco”. Con l’idea di  mettere in rete tutte le strutture che sorgeranno, sia a livello delle singole  nazioni che internazionale.
 Il progetto, nato in un momento in cui era in corso una trattativa fra la  sinistra abertzale e lo Stato Spagnolo, ha visto subito la nascita dei primi  Euskal Herriaren Lagunak, “EHL”. Dopo la chiusura della trattativa il clima è  cambiato sensibilmente, e ci si poteva aspettare che anche il lavoro di  costruzione degli EHL potesse subire una battuta d’arresto, minacciato dalle  legislazioni “antiterrorismo” di cui si sono dotati molti stati –si pensi al  “nostro” 270 bis- anche per colpire la solidarietà internazionale. Viceversa  nuovi Comitati si sono costituiti, e le iniziative in solidarietà col Paese  Basco sono andate via via crescendo, fino alla realizzazione lo scorso febbraio  di una serie di attività negli stati Spagnolo, Francese, in Portogallo,  Catalogna, Olanda, Inghilterra, Irlanda Germania, Sardegna, Italia, Colombia,  Cile, Messico Argentina, Venezuela, WallMapu, Canada, in occasione della  settimana internazionale di solidarietà con Euskal Herria; iniziative per la  prima volta percepibili, a livello internazionale, come effettivamente collegate  in rete fra di loro. Un bilancio quindi senz’altro positivo.
 Dall’inizio dell’anno hanno cominciato a sorgere EHL anche in Italia, dove  attualmente si può contare sui comitati friulano, milanese-lombardo, torinese,  romano, fiorentino, e bolognese.
 L’attività degli EHL è impostata secondo un progetto di lavoro che viene  discusso e deciso in una riunione internazionale, che gli EHL realizzano ogni  giugno nel Paese Basco, all’interno della ormai consolidata iniziativa delle  “Giornate Internazionaliste”.
 Essenzialmente il programma concordato si articola su tre punti fondamentali,  che riportiamo a grandi linee:
 - La riedizione per il prossimo febbraio ’09 della settimana di solidarietà con  Euskal Herria, con iniziative di carattere territoriale da svolgersi fra il 6 e  il 18 del mese.
 - L’introduzione della questione basca in una giornata di lotta (o una giornata  altrettanto significativa) in cui la sinistra di ogni singolo paese realizza  attività anno dopo anno.
 - La realizzazione di una raccolta di firme per il diritto alla decisione per il  Paese Basco, sia come strumento di propaganda, sia -ove paia realistico- come  strumento di pressione presso differenti istituzioni europee.
 Rispetto a queste proposte, e per coordinarsi fra di loro, i differenti EHL  italiani si sono trovati a discutere per la prima volta in una riunione  nazionale lo scorso 27 settembre al CPA Firenze Sud, presenti anche un portavoce  di Askapena e uno dell’organizzazione giovanile basca Kamaradak, oltre a diversi  compagni e compagne di altre città prive fino ad oggi di un EHL. Una riunione  improntata all’individuazione di un percorso con elementi comuni, nel rispetto  delle differenti esigenze territoriali.
 Sono emerse molteplici motivazioni che spingono i vari EHL a insistere nel  lavoro; anzitutto la costruzione di un livello di solidarietà visibile sul piano  nazionale e internazionale, che rompa il tentativo degli stati Spagnolo e  Francese di isolare la sinistra abertzale, contribuendo a sancire la rottura di  questo isolamento.
 Ma anche l’individuazione di un metodo di lavoro, su una questione specifica e  scevra da ambiguità -la solidarietà senza se e senza ma con Euskal Herria  appunto- che consenta a soggettività anche molto differenti di lavorare su un  progetto comune.
 Oppure la valenza di un lavoro che porta a parlare in termini solidali rispetto  a tutta una serie di pratiche di lotta attuate dai compagni baschi e rispetto  anche a tutti i e le compagne colpite dalla repressione; che porta ad affermare  e sottolineare come la solidarietà con chi lotta dalla nostra parte della  barricata sia sempre imprescindibile, al di la della valorizzazione delle  differenze, anche se aspre.
 L’importanza di lavorare su un piano internazionale poi, è stata sottolineata  dagli stessi compagni e compagne basche presenti, anche relazionando su una  seconda proposta elaborata in Euskal Herria riguardo alla costruzione di quelle  che hanno chiamato “Brigate internazionaliste”. Dei gruppi di compagne e  compagni che viaggino in paesi differenti valorizzando la solidarietà fra le  lotte a livello internazionale, ma anche approfondendo la conoscenza sulla  realtà sociale e politica dei singoli paesi visitati e relazionando su quella  del proprio paese di provenienza.
 Una proposta che in Euskal Herria è già attiva e ha visto numerose delegazioni  spostarsi per il momento prevalentemente in America Latina, e in Palestina.  Un’attività che dal Paese Basco si pensa di estendere anche all’Europa,  proponendo scambi di delegazioni con differenti paesi, Italia inclusa.
 Dal nostro punto di vista, la valenza del lavoro degli EHL è strettamente legata  alla valenza delle lotte nel Paese Basco. Siamo di fronte non a una lotta  nazionalista nel senso classico del termine, ma a una lotta con un’essenza  internazionalista, che fa della rivendicazione dell’identità nazionale il punto  di forza su cui scardinare le regole del dominio imposte dagli stati dell’UE. Se  andiamo a vedere cosa succede praticamente nei momenti di lotta in Euskal Herria  troviamo i e le compagne costantemente impegnati in tutta quella rosa di fronti  politici e sociali nei quali nella migliore delle ipotesi siamo anche noi  impegnati o, più spesso, in cui vorremmo trovare la capacità e possibilità di  impegnarci. Troviamo una situazione di mobilitazione diffusa che è la sola che  ancora garantisce alla sinistra abertzale la possibilità di sopravvivere e  moltiplicarsi nonostante i pesanti attacchi repressivi; una situazione in cui le  generazioni crescono abituandosi alla lotta, con tutti i mezzi necessari, e a  non delegare il proprio futuro.
 Se è vero che la comprensione dei meccanismi preventivi e repressivi trova le  sue risposte nell’osservazione delle strategie decise di comune accordo dagli  stati e dalle alleanze militari; se è vero, e ne siamo convinti, che  l’individuazione degli strumenti adatti a parare i colpi della repressione e  individuare nuovi momenti di avanzamento delle lotte passi attraverso a un  dibattito fra le varie realtà di lotta a livello internazionale, per confrontare  e definire i suddetti meccanismi, e condividere le differenti pratiche di lotta;  se non sbagliamo fin qui, allora la costruzione e la sedimentazione di relazioni  fra queste realtà di lotta ci appare una condizione sine qua non, per centrare  terreni e metodi di lavoro.
 Si tratta di una questione ormai ben conosciuta; numerose volte ci siamo  sforzati di impostare questo tipo di relazioni internazionali, e diverse volte  anche riuscendoci. Però è risultato sempre molto difficile trovare dei terreni  di lavoro su cui praticamente costruire un percorso comune a livello  internazionale, che potesse essere marcato da una caratteristica di continuità.  E senza questa caratteristica abbiamo verificato che diventa estremamente  difficile capitalizzare il lavoro svolto, anche quando questo risulta  teoricamente valido.
 Ci pare che la proposta sugli EHL ponga allora un terreno di lavoro  interessante, e consenta di fare alcuni passi in più verso la costruzione di  questa continuità, che risulta essere il nodo attorno a cui spesso si arrestano  gli sforzi che ci si propone a livello internazionale.
 Anzitutto ci si trova a lavorare con i compagni baschi che più in particolare  sono interessati al piano dell’internazionalismo. Inoltre ci si trova a essere  parte di un lavoro a cui partecipano comitati di realtà nazionali diverse che  avranno fatto un ragionamento più o meno simile a quello che si è fatto fra gli  EHL italiani. E comunque, come già dicevamo, ci si muove in un contesto di  lavoro chiaro, che si colloca inequivocabilmente dalla nostra parte della  barricata, dando legittimità indiscussa fra l’altro a pratiche di lotta radicali  e determinate. E fornisce terreni di iniziativa pratica che consentono di  valorizzare anche le più piccole e le più diverse attività territoriali.
 Effettivamente i diversi EHL, sia in Italia che all’estero, non sono grosse  strutture, ma piccoli collettivi che raggruppano soggettività fra le più  diverse, e che vedono il loro lavoro valorizzato nell’appartenenza a una rete  che si va espandendo a livello internazionale. Anche per questa struttura a  piccoli nuclei che sviluppano il proprio lavoro solidale su alcune linee comuni  univoche, gli Euskal Herriaren Lagunak sono un progetto moltiplicabile, e che  può consentire qualche passo interessante nella sperimentazione concreta di una  pratica internazionalista.
 I prossimi appuntamenti di questo lavoro, stando a quanto deciso nella riunione  fiorentina, ricalcheranno in Italia il programma deciso a livello  internazionale.
 Per l’appuntamento centrale, la Settimana Internazionale di Solidarietà col  Paese Basco, verranno organizzate numerose iniziative decentrate -anche con la  presenza di esponenti del movimento basco-, rendendo il più possibile visibile  l’esistenza di una rete di solidarietà con EH. E si è pure fatta l’ipotesi di  concludere la Settimana con una giornata informativa e di incontro a livello  nazionale, che da una parte offra l’occasione agli EHL di lavorare anche su un  momento congiunto; da un’altra consenta a compagni che non riescono a essere  interni a nessun EHL di svolgere alcune attività finalizzate a un’iniziativa di  “raccolta” del lavoro; e infine a tutti gli EHL e compagni interessati dia  l’occasione di potersi riunire in un secondo momento di discussione nazionale  sul lavoro di questa rete in evoluzione.
 La proposta di caratterizzare con la problematica basca una data significativa a  livello italiano -per il momento si è fatta l’ipotesi del 25 aprile- vedrà in  particolare impegnati alcuni EHL nella costruzione di alcune demo cittadine,  mentre per altri il livello di impegno sarà quello dell’informazione di piazza.  Al vaglio anche l’idea di confluire da varie città nella demo che si svolgerà a  Milano. Il percorso che gli EHL sapranno impostare fin da ora, indicherà poi più  precisamente le modalità di quest’iniziativa.
 Verrà anche attivata la raccolta di firme per Euskal Herria, vista però da tutti  come uno strumento di agitazione, da utilizzare per la sensibilizzazione sulla  questione, nel lavoro quotidiano di ogni comitato.
 Infine, mentre gli EHL si stanno già dotando di una rete di comunicazione  stabile fra di loro e con il Paese Basco per concretizzare e facilitare il  lavoro deciso a Firenze, è stata varata anche l’idea di costruire vari strumenti  telematici di documentazione e informazione sulla realtà in Euskal Herria. Al  riguardo un capitolo importante è rappresentato dal problema della lingua:  l’informazione proveniente dal Paese Basco va rapidamente tradotta in italiano,  e parimenti andranno riportati in altre lingue diversi materiali prodotti in  Italia. La risposta a quest’esigenza starà nella “traduzione militante”; su  questo aspetto si è deciso di provare a coinvolgere, e si richiede la  collaborazione, di compagne e compagni interessati alla solidarietà con Euskal  Herria e che possano impegnarsi in un lavoro di traduzione.
 
 Queste, a grandi linee, sono le coordinate della campagna pro Euskal Herria che  vedremo muoversi per l’Italia nei prossimi mesi, e che conta di raccogliere  diversi consensi e collaborazioni. Per contatti con gli EHL potete scrivere a:
 EHL Friuli:  comitato_friul.euskalherria@yahoo.it
 EHL Milano: eh-lagunak@gnumerica.org
 EHL Torino: ehl.torino@gmail.com
 EHL Roma: ehlagunakroma@libero.it
 EHL Firenze: ehlfirenze@autistici.org
 EHL Bologna: ehl.bologna@gmail.com

